La Principessa Lyu - Ji
al Caffé Florian

di Omar Galliani

Forse cercavi di nascondere il viso tra le mani, forse mi avevi già visto andar via sotto la pioggia altre volte quando nel cielo le tue unghie avresti voluto lasciarle e senza paura urlare il mio nome che facevi rotolare sulla punta della lingua e giravi gli occhi svenendo tra porcellane bianche dove il The era verde e i tuoi occhi neri avrebbero dipinto il mio nuovo mare e poi il cielo e infinite piante di ciliegio in fiore dove la tua veste bianca si impigliava e ti faceva cadere nel tuo sogno preferito dove incontravi le forbici e la rosa che perdeva spine davanti alla porta della tua stanza preferita… ti pungevi senza lacrime. Avevi deciso di non raccontarmi più i sogni e di metterli in un cassetto tra la biancheria e il cappello di paglia dell’estate scorsa, ti togliesti la collana di perle pescate nei mari del cobalto e dell’oltremare. Mi chiedevi il ritratto che ti avevo disegnato sul palmo della mano sinistra, la girasti contro il muro e lì lasciò il suo doppio. Ho ricordato il tuo volto, ho scelto le vene del pioppo più chiaro senza nodi, ho premuto la mano sul tuo profilo di neve fresca dove le orme del leopardo si perdono fra i ciliegi in fiore. Era inverno e i tuoi libri erano di ghiaccio, l’inchiostro fresco aveva lasciato sul foglio il tuo nome, scalza seguivi le mie orme nella neve. Avresti dovuto chiamarmi, mi sarei fermato, ti avrei seguita lasciando le stanze del disegno in cambio del tuo cielo d’inverno, avrei rinunciato al sole e alla luna, alle lusinghe del tempo e dell’arte. Avrei teso l’arco d’ebano nero per lanciare le tue mille frecce bianche nei cieli dell’impossibile. Il mio viaggio continua con i tuoi simboli fragili e sterili, ora che fa freddo li ho disegnati sulle pareti della tua stanza preferita dove seduta mi versavi un The dolce, giravi il tuo cucchiaio d’argento nell’attesa che il sole entrasse nella tua stanza ed io mi fossi addormentato sui tuoi cuscini d’Avorio per un altro viaggio.